La Ballata di Narayama

Anche questa settimana i membri della compagnia SCOT si ritrovano per guardare tutti insieme un film

Nello scorso fine settimana di Festival la Compagnia diretta dalla regista Miaki Setoyama ha messo in scena un proprio adattamento del celebre racconto di Shichiro Fukazawa. Lo stesso racconto ha ispirato due film (1958 e 1983) diretti da due tra i più importanti registi giapponesi del ‘900: Keisuke Kinoshita e Shoei Imamura.

Questa sera la Compagnia ha visto il film di Imamura, Palma d’Oro nel 1983 al Festival di Cannes. Un film toccante e aspro, un ritratto realistico della vita nei villaggi di montagna alla fine dell’800, dove una comunità umana, incrudelita dalla perenne scarsità di cibo, si è posta come regola quella di abbandonare, sulla cima del monte che sovrasta le abitazioni, i propri anziani che abbiano compiuto i 70 anni.

Il costante parallelismo che Imamura attua tra esseri umani e mondo animale offre momenti di respiro dalla cupezza della vicenda narrata. Al centro del racconto il rapporto contrastato tra la protagonista Orin, una settantenne ancora in forze, e il figlio Shoichi Ozawa che non vorrebbe doverla abbandonare. La donna nell’arco di un anno, da inverno a inverno, si prepara con determinazione per la propria morte, costringendo il figlio a fare i conti con il proprio dolore e con l’ineluttabile susseguirsi delle generazioni.